Tanta voglia di mettersi a disposizione dei bambini

Ogni anno un corso organizzato dagli Amici della Pediatria per diventare volontario in Pediatria; ragazze, giovani, studenti universitari, ma anche mamme, impiegati e casalinghe intervengono agli incontri.

«Questo servizio si propone di incontrare i bisogni delle famiglie dei bambini ricoverati in Pediatria e di sensibilizzare la cultura della cura dei piccoli pazienti. Il volontario è una persona che mette a disposizione il suo tempo, gratuitamente, per rendersi disponibile ad aiutare i bambini, gli adolescenti e le loro famiglie che stanno vivendo un momento di difficoltà a causa di una malattia o di una ospedalizzazione»

Il volontario si deve rendere disponibile, quindi, stando accanto al paziente malato e alla sua famiglia, ascoltando i loro bisogni: «Con il gioco, la semplice compagnia, con l'ascolto o, per esempio, la sostituzione dei genitori per permettere loro di fare una pausa, di andarsi semplicemente a mangiare un panino. 

I volontari non sono eroi, non possono risolvere i problemi della famiglia, né guarire il bambino: le patologie dei piccoli degenti sono spesso molto gravi e ci si trova in molti casi catapultati di fronte a bambini sottoposti a chemioterapie o che devono essere sottoposti a un trapianto». 

È il tempo della normalità quello che il volontario deve saper offrire al bambino e ai suoi genitori: «Riuscire a instaurare un rapporto con la famiglia e il malato, ma anche con la struttura sanitaria, con un ruolo attivo e propositivoquesta relazione è di "dare e avere", perché fare volontariato arricchisce e ti aiuta a crescere e a maturare».

Il volontario, in questo modo, fa da tramite tra la malattia e il mondo esterno, la vita di tutti i giorni, dalla quale, molto spesso, i piccoli degenti sono esclusi. E lo fa con una favola da raccontare, con un nuovo gioco da inventare, con un disegno da colorare. Lo fa anche sostituendo la mamma nella pausa pranzo e permettendole di andare a mangiare in mensa, lo fa svolgendo per lei qualche commissione, instaurando una relazione serena e di aiuto: "Ci vuole empatia, non pietismo, compassione o angoscia." 
Il volontario deve affrontare con serenità la sua attività, con riservatezza e soprattutto riuscendo ad accantonare la sua vita privata per occuparsi di questi piccoli degenti, in una realtà molto spesso dura e difficile da accettare».


Al termine del corso, che fornisce le basi per entrare in contatto con il contesto ospedaliero pediatrico, i futuri volontari svolgono una fase di accompagnamento e inserimento nel reparto, con l'affiancamento di un volontario esperto (tutor) per circa due mese, in un turno di presenza in reparto di alcune ore alla settimana.

Durante l'esperienza in reparto, proseguirà anche quella di formazione con un incontro una volta al mese: «Il percorso di formazione per volontari ha visto negli anni alcuni progressivi cambiamenti, sempre nell'ottica di capire i bisogni del volontario e inserirlo nel reparto pediatrico: l'obiettivo primario è riuscire a leggere, ogni giorno di più, i bisogni emergenti del bambino e della sua famiglia in una cultura condivisa per la sua cura e il suo rapporto con l'ambiente sanitario».

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