"...la gioia che si prova a veder sorridere un bimbo o una bimba ammalati..." - 7 maggio 2009

Ci è stato chiesto di parlare del volontariato che facciamo in reparto con i bambini.

Per molti mesi ho pensato a cosa scrivere, non trovando mai parole adatte a descrivere la gioia che si prova a veder sorridere un bimbo o una bimba ammalati,  ho deciso di far parlare il mio cuore...

Sei anni fa ero uno studente iscritto al primo anno di università, i miei unici pensieri e preoccupazioni si concretizzavano nel cercare di stare a galla il più possibile, in una vita totalmente immersa nello studio. 

Durante l'estate di quell'anno mio padre smise di soffrire, il mio mondo crollò e tutto ciò che pensavo avere un significato, venne cancellato in pochissimi secondi . Ero triste, distratto, il pensiero era unico e mi impediva di continuare la mia vita, durante gli esami lo sguardo era fisso al cielo, avevo smesso di credere, di aver fede, di pregare e soprattutto di amare. Mio padre andandosene si era portato con se una parte di me. Disgustato per quello che ero, ma che non avrei mai voluto essere, cercai di combattere,convincendomi che in realtà rispetto a molte altre situazioni, io ero molto più fortunato anzi ero in una posizione di tutto rispetto, perché in passato avevo saputo amare, e per amare intendo esclusivamente quel sentimento che è disposto a dar tutto, senza chiedere in cambio nulla. 

Sapendo di esser gran bravo a far danni (quelli buoni intendo) con i bambini, ero in cerca di esperienze forti, che mi facessero capire quanto a fondo stavo cadendo senza nemmeno accorgermene. Decisi di iniziare questa esperienza perché sapevo fin dall'inizio che la medicina per il mio male incurabile, si trovava proprio accanto alle persone malate e al loro riflesso nello sguardo triste dei genitori.

Sono passati sei anni come detto prima, oggi posso ritenermi soddisfatto per i risultati che ho ottenuto con molto impegno e sacrificio; nel mio solito indosso sempre la maschera di eterno burlone, cerco di vedere il bello in ogni situazione e agli occhi di molti miei amici appaio come esempio. Tuttavia devo confessarvi che molto spesso il mio cuore fatica ancora a respirare e se non fosse per la famiglia, per la preghiera e per la gioia che provo nel far sorridere quei bambini, avrei già dimenticato da molto tempo il sentimento più bello.

Spero possiate anche voi rendervi conto di quanta gioia provochi l'aiutare nel modo più sincero chi ti è accanto in qualsiasi momento; spero di poter essere all'altezza dei miei genitori nell'insegnare, se la vita me lo concederà, ai miei figli ciò che ho imparato.
Grazie papà Gerardo e mamma Rosanna..."

Giovanni